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Note critiche al libro di Rosaria Munafò: Poeta- operaia
a cura di Ada Crippa La poetica di Rosaria, che lei ci fa sapere essere stata una scoperta meravigliosa, un gioiello apparso recentemente sulla sua strada tale da cambiarle la vita, stupisce per la forza della semplicità. La semplicità, non il semplicismo, è splendore in assoluto. Bisogna avere un animo proiettato verso l’alterità, oltre che a se stessi, per raggiungere ed esprimere sentimenti universali profondi, desideri di giustizia sociale e bellezza da raccogliere per restituirla. Occorre sentirsi costruttori del proprio tempo e assumersi la responsabilità del cambiamento che si vuole, per migliorare la vita delle persone e del mondo, sia in senso materiale quanto letterale e civile. Rosaria, nella sua scrittura poetica istintiva, non artefatta, versa quel dettato morale proprio della poesia con molta naturalezza e vigore, un vigore teso a dire il proprio pensiero la propria aspirazione verso orizzonti alti che contengono e contemplano le istanze di molti. Una poesia sociale verrebbe da dire ma, nel dire poetico di Rosaria, vedo soprattutto una poesia d’amore. L’amore quale sentimento della partecipazione. Rosaria sente dentro di sé la forza dell’insieme, della collettività, di quell’’unione che fa la forza e questa è una chiara e grande consapevolezza. Una consapevolezza che la vede armata di passione e di volontà nel fare, nell’indagare e nell’esplorare spazi nuovi con la forza del desiderio per esprimere poesia come ”La poesia in fabbrica”. Questo è un evento singolare e straordinario direi quasi unico nel panorama poetico e sindacale da sostenere e divulgare quale esperienza di grande valore culturale e civile. Ada Crippa |